Servizio di Pastorale Giovanile Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla
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12 Dicembre 2017
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Professione di fede del 25 novembre
Sabato 25 novembre la cattedrale si è riempita di ragazzi, educatori e adulti delle comunità della nostra Diocesi, riuniti assieme al Vescovo e a sessanta giovani che hanno consegnato la loro professione di fede.
E’ stato un momento di preghiera e di festa intenso, profondo e gioioso insieme. In realtà la serata è cominciata prima per i sessanta giovani, che sono stati ospitati nel suo appartamento dal vescovo Massimo, per un momento di dialogo e conoscenza e poi di cena insieme: accogliente, disponibile, contento di aprire le porte di casa e del cuore a questi giovani che hanno deciso di fare un passo importante nel loro cammino di fede. Nei loro volti, nelle parole e nei dialoghi, tra le sale e gli scaloni del vescovado c’era quell’emozione e quella serenità, miste ad un comprensibile timore ed imbarazzo, tipiche dell’età giovanile. Ma senz’altro, questo momento di fraternità ha disteso il clima, creando quel bel clima di comunione tra i giovani e il vescovo, compiendo un cammino precedente e preparando al meglio la celebrazione successiva in cattedrale.
Accompagnato dal coro degli studenti e degli insegnati dell’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia, la liturgia della Professione di Fede ha visto protagonisti i giovani e il loro cammino spirituale: dopo l’ascolto del vangelo di Giovanni, dove si racconta l’incontro di Gesù coi suoi primi discepoli, abbiamo ascoltato i racconti di Sara, della parrocchia di Montecchio, Alex della parrocchia di Regina Pacis in città e Laura della parrocchia di San Martino in Rio: intensi e diversi tra loro, ci hanno fatto capire come il Signore si muova attraverso storie e passaggi differenti, sottolineando il valore dei sacerdoti, degli educatori, dei genitori e dei famigliari stessi, così come quello non scontato della sofferenza e del lutto, o dell’accoglienza degli amici e delle comunità. Cammini tortuosi, passati attraverso anche l’allontanamento dalla fede e dalla parrocchia, oppure attraverso una domanda critica e non scontata circa quello che può sembrare una prassi religiosa e parrocchiale di routine, ma che di scontato non ha nulla.
Fa bene all’anima ascoltare i passi dei giovani, le loro domande e le loro coraggiose risposte, riconosciute da tutti loro come autentici doni gratuiti, arrivate senza meriti, e proprio in questa gratuità inattesa hanno spesso riconosciuto la presenza del Padre, di cui Gesù stesso, Messia della gratuità (grazia), ci ha raccontato.
Si potrebbe dire che la caratteristica decisiva della proposta della Professione di Fede è proprio il racconto della propria “storia di salvezza”. E’ stata la cifra interpretativa non solo della serata, ma in realtà di tutto il cammino che scaturisce da questo che, da 6 anni ormai, è uno strumento educativo diocesano per concludere il cammino degli adolescenti (14-19 anni) e passare nella fase dei giovani (19-30 anni). Dopo tanti anni, e raggiunta la maggiore età, dove si è chiamati già a fare scelte importanti per la propria vita (l’università, il lavoro, il voto politico, l’orizzonte della propria vocazione…) è importante che ad un giovane venga chiesto di porre dei punti fermi nella sua storia: in cosa o in chi credi oggi? Dopo tanti anni, qual’è stato il tuo percorso di vita? Guarda la tua storia e vedi come il Signore ti ha accompagnato passo dopo passo, attraverso chi o attraverso cosa… Quei sacerdoti o quegli adulti che lo hanno proposto ai loro giovani hanno raccolto tanta bellezza in questi mesi: ogni ragazzo prova a rileggere la sua storia, la scrive e poi la condivide al resto del gruppo. Non tutti decidono di fare poi la professione di fede, ma a tutti è chiesto di provare a rileggere la propria vita, e di trovarne un senso e di condividerlo. Nascono momenti di ascolto interiore decisivi e ricchissimi, momenti poi di comunione e di fraternità fondati su racconti di vita autentici. Imparano che il Signore se c’è, si vede e lo si sente e va riconosciuto come un educatore capace di accompagnarti dentro alle pieghe di una storia che si rivela piano piano sensata. Questo è avvenuto negli ultimi mesi prima della Professione di Fede in quelle Unità Pastorali che hanno aderito, così come è stato il centro della liturgia di sabato sera. Ma anche il vescovo stesso, nel momento di dialogo iniziale in casa sua, ha raccontato il suo percorso di fede, aprendosi e consegnandoci un pezzo della sua “storia di salvezza”.
Il Signore sta scrivendo storie importanti nei cuori dei nostri giovani, che quando li si accompagna rivelano tutto il desiderio e la sete di profondità. La prossima tappa sono gli Esercizi Spirituali di Marola, dall’8 al 10 dicembre: avremo 100 giovani in preghiera e in discernimento sulle loro vite. E il vescovo Massimo sarà con noi tutto l’8 dicembre.
Siamo convinti che puntare in alto, con proposte nutrienti sia dovuto non solo per un senso di rispetto nei loro confronti (perchè lo meritano), ma sia l’esigenza del vangelo stesso, che è Buona/Bella Notizia per questo nostro mondo, troppo povero di umanesimo, perchè povero di Dio.
